Saccone e Richeri: due Sindaci a confronto

Cento anni fa il Sindaco Saccone, in un momento di crisi economica della Città di Finalmarina, puntò su uno sviluppo industriale capace di creare quel reddito necessario a far vivere la sua comunità.
La nuova ferrovia aveva inferto un duro colpo alla navigazione di piccolo cabotaggio.  La pesca e l’agricoltura si svolgevano in condizioni difficili. In conseguenza si sviluppò un movimento migratorio, di fuga da Finale, che il Consiglio Comunale decise di interrompere e il 10 gennaio 1900 deliberò un grosso premio alla società che avesse avviato un’importante industria sul territorio.

Ci vollero sei anni di discussioni, ma il 30 luglio 1906 venne firmato il contratto con la “Società Officine Rinaldo Piaggio” per la realizzazione di un’industria “che non producesse inquinamento e che non fosse nociva alla pubblica igiene”.
Oggi, dopo un secolo, l’ intera Liguria vive una crisi dell’industria, accompagnata dalla flessione dell’attività turistica e Finale assiste ad un faticoso processo di trasferimento dell’azienda Piaggio. A questo punto diventano importanti e urgenti nuove scelte che consentano un riequilibrio dell’economia locale e il Sindaco Richeri ha oggi il compito di pilotare questo vitale processo di trasformazione.

Le indagini di mercato indicano come ci si dovrebbe muovere oggi a differenza di 100 anni fa: una politica turistica in grado di utilizzare quelle risorse culturali-ambientali capaci di offrire lavoro stabile.

Gli ambientalisti finalesi hanno da tempo indicato i grandi vantaggi occupazionali che si avrebbero puntando sulle risorse naturali del territorio: la realizzazione di un Parco Naturale Regionale e di un Parco Archeologico – pubblicizzati via internet in tutta Europa – favorirebbero un flusso turistico lungo tutto il corso dell’anno, con nuove possibilità di lavoro. Si assiste invece all’avanzare di un progetto Piaggio che pretende di sostituire la storica attività produttiva con un vasto insediamento di seconde case.

E’ arcinoto che lo sviluppo edilizio in seconde case ha contribuito a snaturare vasti territori prima caratterizzati dalla bellezza dei paesaggi.

La grande trasformazione urbanistica dell’area Piaggio, adiacente a quella delle Arene Candide, pone quindi nuovamente la comunità finalese di fronte ad una scelta storica. Infatti il trasferimento dell’attività industriale, dopo un secolo di vita, lascerà un vuoto difficile da colmare e si deve decidere tra una politica edificatoria di seconde case (come l’esperienza insegna porterà ricchezza a pochi, a molti un reddito di breve periodo) e una politica di rilancio del settore turistico, molto più ampio di quello balneare-estivo, capace di dare maggiori garanzie di lavoro stabile.

A questo punto è necessaria una decisione coraggiosa: accettare un progetto che per dimensioni e volumi potrà compromettere l’equilibrio paesaggistico della vallata, o pretendere un progetto equilibrato in sintonia con le caratteristiche dei nuclei storici circostanti.

La seconda soluzione è ovviamente auspicabile ma non basta, perché è necessario puntare su un nuovo complesso di edifici capaci di dare respiro e nuove opportunità alle correnti turistiche che apprezzano i valori culturali in sinergia con quelli ambientali sopra ricordati: natura incontaminata-biodiversità- patrimonio archeologico e geologico.

Nel progetto Piaggio è già stata imposta la salvaguardia di alcune strutture indicate come testimonianza non cancellabile di archeologia industriale, quali il grande hangar.

Sono già emerse alcune interessanti proposte: un’”officina della cultura” capace di ospitare una più ampia biblioteca, l’archivio storico che attende da tempo una idonea collocazione, l’archivio fotografico del Finale, una multisala per cinema, ecc.

Si può aggiungere il patrimonio storico della stessa Piaggio (modelli originali di aerei, macchinari unici creati dalle maestranze finalesi ecc.): eredità tutta finalese che non può essere trasferita a Villanova e deve assolutamente rimanere nel suo naturale contesto storico.

Tra gli spazi culturali dovrebbe trovare una giusta collocazione anche il prezioso patrimonio della “Sala del Mare” (antichi modelli di barche, antiche polene, strumenti storici per la navigazione, rari portolani, ecc.), tutto materiale purtroppo dimenticato e chiuso nei magazzini.

Un Centro Culturale collocato nelle vicinanze nel promesso polo scolastico e dei nuovi alberghi, potrà render vivo l’intero nuovo quartiere in via di progettazione e sarà una grande opportunità non solo per i cittadini residenti, ma anche per i turisti che troverebbero in quel luogo un interessante centro di attrazione, con attività continue in tutto il corso dell’anno.

Obiettivo che si può raggiungere in sinergia con tutte l’attività outdoor in costante espansione, facilmente associato a quel turismo ambientale altrettanto gradito.  Le risorse finanziarie per un progetto di tale portata devono essere assolutamente trovate (come ha fatto il Sindaco Sacconi 100 anni fa ) se si vuole effettivamente realizzare un’ opera destinata a segnare Finale, in senso positivo, per tutto il prossimo secolo.

 

 

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