Un “GEOPARCO DEL FINALE” partendo dalla CAPRAZOPPA

La storia del territorio è narrata in primo luogo dagli affioramenti rocciosi che costituiscono il patrimonio geologico modellato nei secoli dall’azione congiunta di agenti meteorici e dai movimenti continui della crosta terrestre. Attraverso lo studio delle rocce si possono ricostruire gli eventi che hanno portato alla formazione del nostro ponente ligure, caratterizzato in modo inconfondibile dalla“Pietra di Finale”:

La “Pietra di Finale” è una roccia bioclastica che si estende sui rilievi finalesi, dall’Altopiano delle Manie fino alla Caprazoppa.

I giacimenti fossiliferi , le caratteristiche caverne, l’insieme orografico di tutto il territorio Finalese meritano un’attenzione particolare.Tutta questa area, di grande valore geologico e archeologico, potrebbe benissimo aver la denominazione di “Geoparco”.

I Geoparchi custodiscono la storia geologica di una regione e consentono, come quelli presenti in tutta Europa, molte opportunità di fruizione: percorsi tematici, aree verdi attrezzate, visite guidate, iniziative di ricerca scientifica, programmi educativi per le scuole e presentano motivi di interesse in tutte le stagioni dell’anno, consentendo ai visitatori la scelta del periodo più adatto, con diverse opportunità di soggiorno.

Come per il resto della Liguria, anche la storia geologica del Finalese iniziò nel Giurassico Inferiore (192 milioni di anni fa).

 

 

In quel periodo la “placca nord-americana” si staccò da quella “euro-africana”; in seguito forze distensive lacerarono questa “placca” dividendola in due parti: Europa e Africa. Dopo altri 10 milioni di anni emerse la nuova porzione di litosfera chiamata “Tetide-Ligure”.Queste rocce metamorfiche vennero successivamente ricoperte da sedimenti oceanici e su questo substrato si formò il Ponente ligure.

Circa 140 milioni di anni fa cambiò l’evoluzione geologica della crosta terrestre: i movimenti che prima provocarono l’allontanamento dell’Europa dall’Africa, invertirono la loro direzione. Presero il sopravvento le forze compressive e nel Cretaceo Superiore(130 mil. di anni) prese avvio quel processo che si concluse nell’Eocene (40 mil. di anni ) con la formazione delle Alpi. A quel punto si aprì verso nord un mare la cui posizione corrisponde all’attuale Pianura Padana. Questo mare era caratterizzato da fondali bassi ed estesi bracci, protetti dalle catene montuose circostanti. In uno di questi bracci, durante l’Oligocene Inferiore (30 mil. di anni), iniziarono a crearsi le condizioni per la formazione di quella caratteristica roccia chiamata “Pietra di Finale”.

Nel XIX secolo, la “Pietra di Finale”è stata oggetto di una speciale attenzione da parte dei naturalisti per il suo abbondante contenuto paleontologico e per il gran numero di caverne.

I primi studi dettagliati furono eseguiti da A. Issel nel 1885, in un periodo storico caratterizzato dal grande dibattito scientifico dopo l’enunciazione, da parte di Charles Darwin, della Teoria dell’Evoluzione (1859). Questa “Teoria” si basava sullo studio dei fossili, per questo Issel concentrò la sua attenzione sulla rocce del territorio finalese.

Issel delimitò cartograficamente la “Pietra di Finale” ,la descrisse in relazione ai reperti fossili e ne individuò per la prima volta 4 differenti tipi con 35 specie fossili: Pesci -Cirripedi- Gasteropodi- Lamellibranchi- Brachiopodi- Echinodermi- Coralli, ecc.

Sulla Caprazoppa, verso Bastia-Gorra, la Pietra di Finale si appoggia su scisti quarzo-seritici e dolomie del periodo triassico(235-192 mil.anni).

Le tonalità di colore della “Pietra di Finale” sono dovute alle conseguenze della diversa velocità delle correnti marine di fondo che hanno influito sulle caratteristiche dei sedimenti e dei fossili in essa contenuti.

L’affioramento della Caprazoppa che arriva fino a Verezzi si distingue nettamente dagli altri per la presenza di grossi Pettinidi e rari Echinidi(la “Cava dei Fossili”ne è una dimostrazione evidente).

Le “Marne di Torre Bastia” sono invece più recenti e si trovano nella parte alta, lungo la strada che porta al Bracciale di Gorra.

Quest’ultima area ha subito evidenti modificazioni dovute alla caduta di enormi quantità di ceneri vulcaniche. Ceneri piuttosto fini, provenienti da molto lontano.

Esistevano quindi vulcani marini attivi alla distanza di circa 100 km e la loro attività non doveva essere costante poiché, nei diversi strati di ceneri depositate verso il Bracciale, sono stati individuati gusci di foraminiferi planctonici molto diversi tra loro. Plancton che, presente nel mare intorno ai coni vulcanici ,venne trascinato insieme alle ceneri in seguito a grandi eruzioni di tipo esplosivo.

L’azione delle acque di superfice ( grazie all’ormai notissima reazione chimica tra carbonato di calcio contenuto nella pietra e l’anidride carbonica contenuta nella pioggia) è capace di formare bicarbonato solubile,destinato poi a ridiventare carbonato di calcio solido(stalattiti , stalagmiti ecc.).

In seguito, anche per i processi di fessurazione delle rocce, l’approfondimento delle valli e l’indebolimento della struttura degli strati più profondi, il reticolo ipogeo venne spezzato e determinò la comparsa di centinaia di cavità, caverne o grotte.

Possiamo qui ricordare quelle cavità della Caprazoppa più importanti e utili per gli itinerari di un Geoparco : la Caverna delle Arene Candide -,dove è stato ritrovato l’ormai famoso “Giovane Principe”, la Caverna “Arma della Crosa” – dimora umana per decine di migliaia di anni, la Caverna dell”Orera”, vicina all’importante “Dolmen” e al “Castelliere dell’età del ferro”.

La natura calcarea della “Pietra di Finale” e la sua composizione mineralogica, sono adatte allo sviluppo di una rara specie endemica: la Campanula Isophilla. Questa pianta con un fiore bellissimo, di colore azzurro-violaceo, cresce abbondante tra le fessure delle rocce ed è particolarmente abbondante sui muri delle case costruite in pietra, oltre che sui muri di fascia costruiti con lo stesso materiale.

Il fiore di questa campanula potrebbe essere il simbolo del “Geoparco del Finale”.

Geoparco già preso in considerazione dall’Associazione dei “Quattro Borghi” (Verezzi,Finalborgo,Varigotti,Noli) e dal Comune di Borgio Verezzi che, come passo molto importante, stà oggi valutando la possibilità di realizzarne una prima parte, dato che la Caprazoppa di ponente insiste sul suo territorio; in attesa che anche i Comuni di Finale, Noli, Orco Feglino e Vezzi Portio, manifestino la volontà di aderirvi .

 


 

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