Fukushima: l’ emergenza continua

– visto la partecipazione dei finalesi al referendum sul nucleare credo sia utile fornire informazioni su ciò che sta accadendo in  Giappone e di cui non si parla in Italia. 

 

A Fukushima le famiglie continuano a protestare contro il governo e gli alti livelli di contaminazione nelle urine

 degli abitanti a 40 km dall’impianto. Le proteste per la gestione della tragedia nucleare aumentano e la gente non si fida più delle istituzioni, tanto che si è arrivati al fai da te. Un gruppo di residenti di Moriya, una città a nord-est di Tokyo, da Fukushima Daiichi, il 4 luglio ha iniziato a monitorare i livelli di radiazioni, nel tentativo di proteggere i bambini dall’ esposizione alle radiazioni. Moriya è a ben 200 km dalla centrale nucleare ma è una tra le municipalità della prefettura di Ibaraki ad aver registrato il più alto livello di radioattività.

In Giappone regna il caos, 35 reattori sono stati fermati dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi. Prima della crisi, il nucleare copriva circa il 30 per cento del fabbisogno energetico giapponese, passato al 20 lo scorso mese. Molte amministrazioni locali rifiutano di riaprire reattori chiusi per manutenzione ordinaria – rende concreto il rischio di blackout energetico in estate, quando la domanda raggiungerà il suo picco. D’ altra parte la popolazione giapponese è fortemente contraria al nucleare: il 70 per cento dei giapponesi è contrario alla riapertura dei reattori nucleari chiusi dopo lo tsunami, ed il 50% vorrebbe tagliare il numero di impianti1.

Per ora solo il sindaco di Genkai, Hideo Kishimoto , ha approvato il riavvio della centrale nucleare nella sua municipalità, nella prefettura sud-occidentale di Saga. Kishimoto ha detto di essere certo che l’utility ha messo in atto tutte le misure di sicurezza necessarie: «Il ministro dell’industria Banri Kaieda mi ha assicurato che il governo centrale sarà responsabile della sicurezza dell’impianto». Tuttavia per far ripartire l’ impianto bisogna che anche il governatore della prefettura di Saga dia l’Ok alla ripresa delle attività a Genkai, ma il governatore sembra molto più sensibile del sindaco e del governo alle preoccupazioni dei cittadini per la loro sicurezza.

Il futuro nucleare del Giappone è tuttaltro che scontato.

 

 

 

Sul fronte del conteniumento della radioattività vi è una buona notizia da Fukushima: la Tepco ha cominciato a raffreddare i reattori con l’acqua decontaminata grazie al sistema di trattamento di nuova installazione. «Un passo fondamentale per uscire dalla crisi», ha commentato Goshi Hosono, consigliere speciale del premier, ma anche l’unica goccia in un oceano di guai. Dall’avvio del sistema di decontaminazione, sono appena 1.850 le tonnellate di acqua ripulite, a fronte di circa 110.000 stimate attualmente all’interno della centrale. Mentre da fuori vengono altre notizie che sanno di disastro lento e inesorabile: una quantità superiore a 3 millisievert di radiazioni è stata rinvenuta nei campioni di urina dei residenti del villaggio di Iitate e della città di Kawamata, a 30 e 40 chilometri dall’impianto.

 

Emergenza silenziosa che sta trovando spazio crescente nell’opinione pubblica nipponica. Domenica c’è stata una nuova protesta di piazza, a Fukushima, in cui centinaia di famiglie hanno chiesto maggiore protezione per i loro figli, visti gli alti livelli di radiazioni nell’aria a tre mesi dall’incidente e i clamorosi ritardi del governo, colpevole di non aver ancora rimosso lo strato più superficiale di terra contaminata e di non aver contribuito alla decontaminazione delle scuole.

Tutto queso nell’ efficentissimo Giappone, in ginocchio per aver puntato fortemente sul nucleare.

 

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