il Fotovoltaico + bello d’ Italia

By 8 Settembre 2011 Ultime No Comments

 Guardate questa immagine: è il più grosso impianto fotovoltaico integrato di Italia.    I Pannelli sono integrati nelle costruzioni esistenti (in questo caso uno stabilimento

 produttivo di Ancona). I pannelli permetteranno di non immettere in atmosfera 6000 tonnellate di sostanza nocive. La completa integrazione dei pannelli consente di ottenere energia pulita senza che un solo metro quadro di suolo fertile sia rovinato. 

Bello ed efficiente, insomma.  

Al contrario nel progetto Ghigliazza per fornire il 60% dell’ energia necessaria alle abitazioni si prevede un  progetto fotovoltaico raffazzonato che prevede l’ installazione a terra di pannelli perfino nell’ area di interesse comunitaria (SIC). 

Vi presentiamo oggi l’ osservazione al progetto Ghigliazza di Legambiente,  sulla parte di produzione di energia da pannelli fotovoltaici:

 

Finale Ligure, 20.08.2011

Il Circolo di Legambiente denominato “Arene Candide”, con sede in Finale Ligure, in relazione allo Studio di Impatto Ambientale del Sub Distretto di Trasformazione DT1 – Area ex cava Ghigliazza, sottopone al dipartimento ambiente della Regione Liguria le presenti osservazioni sull’Opzione Zero del progetto in oggetto e sul campo fotovoltaico che dovrebbe fornire il 60% del fabbisogno di energia elettrica degli insediamenti abitativi.

……

2 – Campo Fotovoltaico.

Il S.I.A. dichiara come dato di eccellenza energetica del P.U.O. in oggetto il fatto che il 60% del fabbisogno di energia elettrica degli insediamenti abitativi sarà coperto da una centrale fotovoltaica da 460 kWp. La descrizione e l’allacciamento dell’impianto presentano però notevoli incongruenze.

2.1 – Incongrua scelta del terreno

Al capitolo 3.8.1 del S.I.A. (pag. 27 e seguente) è presente una descrizione dettagliata dell’impianto fotovoltaico.

In particolare si evidenzia che “l’impianto sarà realizzato su un terreno agricolo non coltivato e non gravato da vincoli, esterno al confine della zona SIC”. (il testo tra virgolette è tratto dal S.I.A.)

In base alle determinazioni del Quarto Conto Energia (Decreto Ministeriale del 5 maggio 2011 – Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici) un impianto solare realizzato in un terreno agricolo può essere autorizzato ed allacciato alla rete solo se la superficie occupata dall’impianto è inferiore al 10% della superficie totale del terreno agricolo.

Un impianto da 460 kWp occupa una superficie di suolo di circa un ettaro. L’impianto in oggetto richiede quindi l’identificazione di un terreno agricolo di 10 ettari, interno all’area di intervento, esterno al S.I.C., e di proprietà dei proponenti. Un terreno con tali caratteristiche non esiste né all’interno né all’esterno dell’area di cava.

Il passo in oggetto è stato contestato ai progettisti durante la presentazione pubblica citata, ed è stato giustificato dal relatore non come un mancato aggiornamento rispetto alla modificata normativa, ma come un refuso di stampa: il passo citato andrebbe letto “terreno non agricolo non coltivato”; il relatore non è stato in grado di spiegare per quale ragione si sarebbe precisato che un terreno non agricolo non era coltivato.

2.2 – Contraddizioni interne e progetto soggetto ad approvazione

Il passo citato viene comunque smentito dal resto del paragrafo e dai disegni allegati (figure 1-3.8.1 e 2-3.8.1), che descrivono un impianto fotovoltaico sviluppato sui gradoni realizzati per rimodellare il profilo del fronte di cava. Una progettazione di questo tipo, oltre ad essere in contraddizione con quanto dichiarato poche righe prima, è ancora di più improbabile realizzazione di quella su terreno agricolo. Infatti, sempre in base a quanto prescritto nel Quarto Conto Energia, il progetto di un impianto del genere, realizzato a terra su terreno non agricolo, è soggetto all’approvazione del gestore della rete (G.S.E.), che approva i migliori progetti fino a raggiungimento della quota ammessa dal conto stesso.

Non è quindi per niente ovvio che un tale progetto sarebbe approvato e quindi realizzabile, anche per i difetti intrinseci di progettazione descritti nel prossimo paragrafo.

Sarebbe quindi necessario includere nel P.U.O. un progetto alternativo (con moduli integrati nei tetti degli edifici e quindi non soggetto ad approvazione) tale da garantire comunque la quota del 60% di energia elettrica da fonti rinnovabili dichiarata nel SIA.

Tale progetto, per ammissione stessa del relatore a cui sono state contestate queste lacune durante la presentazione pubblica, non esiste.

2.3 – Difetti di progettazione

Le figure citate (1-3.8.1 e 2-3.8.1), le loro legende ed il testo descrittivo del capitolo 3.8.1 denotano scelte di collocamento, installazione ed allacciamento a dir poco superficiali ed in alcuni casi decisamente errate, che porteranno sicuramente alla bocciatura da parte del Gestore della Rete.

  1. Ancoraggio – in base a quanto descritto nella figura 2-3.8.1 i moduli saranno ancorati alla parete verticale del gradone solo per uno dei lati corti, senza prevedere un appoggio fisso per il secondo lato corto: un tratto verde non descritto da legenda lascia intuire un ancoraggio alla parete verticale anche del secondo lato, che sarebbe quindi sorretto da un cavo o da un tirante di almeno 2,0 m; una sistemazione del genere non verrebbe proposta da nessun progettista di impianto fotovoltaico, che sa benissimo che un modulo deve essere ancorato al suolo su tutti i lati, per evitare che sia danneggiato o divelto dagli eventi atmosferici (una volta messo a dimora ogni modulo resterà operativo per almeno 25 anni!).

  2. Ombreggiamento dei moduli fotovoltaici – La sistemazione “pensile” descritta al punto precedente ha una sua motivazione. Il P.U.O. Prevede infatti la piantumazione dei gradoni; il sollevamento da terra dei moduli, consentito dall’ancoraggio alla parete del gradone consente un angolo di ombreggiamento massimo di 14° da parte delle piante installate di fronte ai moduli. Tale angolo ovviamente si riferisce all’altezza standard delle piante al momento della piantumazione. In teoria non dovrebbero esser scelte piante di alto fusto, ma qualunque pianta, albero o cespuglio (anche della macchia mediterranea) è soggetta a crescita spontanea. Per questa ragione, il progettista ha precisato che saranno necessari interventi periodici di potatura, per ridurre l’ombreggiamento. Va comunque notato che a pagina 29 del S.I.A. Si precisa che nella parte alta della cava (quella dove saranno installati i moduli fotovoltaici) la piantumazione è prevista con specie suffruticose (24%), cespugliose (13%) ed arboree (5%). Vista la densità di installazione dei moduli, ne risulta che almeno il 5% sarà ombreggiato da piante arboree.

  3. Suddivisione in stringhe – In base al progetto descritto nel S.I.A. L’intero impianto fotovoltaico sarà suddiviso in 133 stringhe da 16 moduli ciascuna. Questa è una suddivisione tipica di questo tipi di impianti; per stringa si intende una serie di moduli collegati in serie: l’efficienza di ciascuna stringa è quella del modulo meno efficiente.
    In base a quanto riportato al punto precedente, circa il 5% dei moduli sarà ombreggiato da piante arboree, per un totale di circa 110 moduli parzialmente in ombra. Immaginando una distribuzione uniforme di tali moduli all’interno delle stringhe risulta che almeno 100 stringhe su 133 (più del 75%) soffriranno degli effetti dell’ombreggiamento. Supponendo che l’ombreggiamento dei singoli moduli causi una perdita di potenza media del 20%, se ne deduce che almeno il 15% della potenza dell’impianto non sarà disponibile a causa dell’ombreggiamento dovuto alle sole specie arboree. A questo vanno aggiunte le perdite “standard” di qualunque impianto fotovoltaico, dovute a presenza di ostacoli sulle singole celle (guano, foglie, polvere, etc.) aggravate dalla difficoltà di manutenzione di un impianto collocato in parete, anziché in piano o su un tetto.

Risulta quindi evidente che un progetto di campo fotovoltaico di questo tipo, oltre ad essere scarsamente redditizio, non presenta le caratteristiche necessarie per essere giudicato positivamente e quindi approvato dal gestore della rete che, come già ricordato al paragrafo 2.2, autorizza l’allacciamento alla rete dei progetti di maggior pregio e comunque solo fino al raggiungimento della quota prevista dal quarto conto energia.

2.4 – Progetto irrealizzabile e quindi da non valutare come beneficio energetico

In base a quanto sopra descritto risulta evidente che il progetto di Campo Fotovoltaico, così come presentato, risulti assolutamente irrealizzabile. Non contenendo il P.U.O. Ed il S.I.A. Una soluzione alternativa, è altrettanto evidente che la pretesa di auto-produzione del 60% del fabbisogno di energia elettrica risulta assolutamente incongrua e non può essere valutata tra gli elementi mitigatori.

Inoltre non sono evidenziati altri interventi significativi di risparmio energetico relativi all’edilizia residenziale (edifici di classe energetica B o migliore in base alla classificazione Casa-Clima), e la collocazione, l’esposizione degli edifici, ed il loro utilizzo concentrato nella stagione calda, fanno presupporre un elevato consumo di energia elettrica per il condizionamento delle seconde case.

Il progetto presentato, risulta quindi estremamente carente, e forse addirittura al di sotto dei limiti di legge, per quanto riguarda il risparmio energetico e la conseguente classificazione energetica dell’edilizia residenziale.

Sergio Uras

presidente circolo legambiente Arene Candide – Finale Ligure 

Stefano Sarti

presidente Legambiente Liguria 

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