Cinghiali: la caccia non serve

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I danni all’agricoltura sono ingenti e le proteste dei contadini sono quotidiane, ma la soluzione al problema non sta nelle canne dei fucili, come sostiene la “Lega” in Consiglio Regionale.

Dall’Inghilterra (nelle regioni del Kent e Sussex) all’Australia (Canberra e Parco Serendip Santuary) si usa un metodo più efficace: la contraccezione.I risultati positivi sono evidenti e dimostrati.

Le sostanze usate sono diverse (suprelarin- norplant – levonorgestrel – deslorelin) per una riduzione della popolazione dei cinghiali di circa il 60%.

L’Assessore Cassini in questi giorni ha trovato accordi con le associazioni venatorie per un ampliamento delle battute di caccia, ma purtroppo questa non è la strada giusta per risolvere il problema – anzi si correrà il rischio di nuove disgrazie,anche nella provincia di Savona, delle quali qualcuno dovrà assumersi le responsabilità, la Lega prima di tutti che propone praticamente una caccia quasi senza controlli.

Possibile che non si voglia dare ascolto all’Associazione Vittime della Caccia, formata dai parenti dei cacciatori uccisi e  feriti, a livello nazionale, nelle battute di caccia? Nel loro documento-denuncia di pochi mesi fa – e consegnato al Capo dello Stato – i dati erano chiari e drammatici:

 nel periodo 2008-inizio 2009 si sono registrati 41 morti ; tra i caduti 24 cacciatori e 17 cittadini che nulla avevano a che fare con l’attività venatoria. Nello stesso periodo vi sono anche stati  85 feriti gravi, dei quali 62 cacciatori e 23 non cacciatori.

Non ci si rende conto quanti aspetti negativi devono essere messi in conto oltre a quelli dovute alle tragedie umane? Tutte le attività turistico-sportive legate all’entroterra potrebbero subire gravi danni (rocciatori-bikers-trekking ecc.)

 

E’ il momento di trovare nuove strade sull’esempio di chi ha già affrontato il problema.

Rivolgiamo un appello all’Assessore Cassini, alla Provincia di Savona e alle stesse Associazioni Venatorie:

 è nell’interesse di tutti seguire le esperienze positive in atto nei  paesi che hanno capito come non può essere l’attività venatoria a ridurre i danni dei cinghiali in soprannumero.

 

 

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