La vera ricchezza

By 21 Luglio 2009 Ultime No Comments

 A Finale Ligure sul lungomare c’è il Mercatino della frutta, della verdura e dei prodotti della terra (il Lunedi, Mercoledì e Sabato dalle 16:00). Un mercatino a Km 0 in cui acquistare frutta e verdura raccolti solo poche ore prima. Prodotti che mantengono un sapore ed un profumo fantastico: senza trattamenti post-raccolta, senza lunghi periodi di conservazione nei frighi. Prodotti che non hanno attraversato l’ Italia o l’ Europa per arrivare sulla nostra tavola. Prodotti di alcune particolari varietà che crescono solo in queste zone: come la trombetta, una varietà di zucchino allungata e più delicata che si può mangiare anche cruda nell’ insalata o l’ albiccocca siccardi.

Qualche produttore ha iniziato a certificare la filiera biologia, molti segnalano i prodotti che non hanno avuto trattamenti.

Per il consumatore questo mercatino rappresenta soprattutto la riscoperta di un cibo profumato e con un gusto favoloso: un prodotto che non si compra al supermercato ma dai contadini che ce lo portano in riva al mare.

Passeggiando fra queste bancarelle, penso che la vera ricchezza sia questa, e a vedere i turisti che si affollano entusiasti a comprare mi convinco di avere ragione. Sulla nostra web-TV c’è un video su questo mercatino: favoloso.

Tutto questo però merita anche una riflessione sull’ agricoltura: oggi si produce solo cosa il mercato chiede e come il mercato lo chiede. Spesso i contadini non conoscono più il valore della loro produzione , non sono padroni del loro sapere , salvo poi affidarsi al mercato e all’emulazione nei consumi che esso genera. La competizione del mercato sarebbe la variante etico-mercantile del darwinismo biologico in cui il più forte si afferma a detrimento del più debole con l’unico scopo di generare moneta, ma la moneta come appare chiaro ai paesi del terzo mondo non si mangia. Il mercato si muove con lo scopo della perfezione quando invece il concetto di biodiversità(diversità della vita) racchiude al suo interno il concetto di capacità di cambiare , di adattarsi.

Ecco allora che l’operare umano incide sulla biodiversità ,sull’ambiente ,sul pianeta in maniera inequivocabile e anche se riferito solamente alla biodiversità di tipo “domestico” appare chiaro che dovremmo sopportarne le conseguenze e lo stiamo già facendo. E’ forse l’ora di diventare “alfabetizzati anche sul piano ecologico” ossia di comprendere i principi organizzativi degli ecosistemi che hanno generato la rete della vita.

Tornando al territorio i dati economici ci dicono che laddove l’agricoltura ha mantenuto in misura maggiore le proprie radici anche in territori disomogenei e difficili, il tasso di occupazione nel settore è maggiore che altrove e la qualità del paesaggio e della vita è buona.

Per comprendere che dobbiamo proteggere il nostro mercatino contro l’ aggressione dell’ omologazione occorre inquadrare la rete e la situazione produttiva.
I discount alimentari sono aumentati in misura considerevole modificando i prezzi delle materie prime. Gli ortaggi all’origine sono diminuiti del 10,5% ma al dettaglio sono aumentati del 19%; la frutta è aumentata all’origine del 6% e al dettaglio dell’ 8%.

L’approvvigionamento diretto rappresenta il 9% del mercato totale e tra questi il 16% è rappresentato dalle mele, mentre il 3% dalle zucchine. La forbice di equità del prezzo è tra il 77% e il 300% in più rispetto al prezzo di produzione.

La Grande Distribuzione Organizzata non riesce ad essere competitiva sul fresco infatti la sua efficienza diminuisce in misura proporzionale alla deperibilità del prodotto.

L’aumento dei passaggi intermedi equivale ad un minor guadagno per il produttore. L’aumento del prezzo (nei vari passaggi) può arrivare anche al 300%.

Per risolvere questo sistema che produce guadagni troppo bassi per gli agricoltori e costi troppo alti per l’ utente finale la soluzione si chiama filiera corta.

La filiera corta è un concetto di definizione vasta ma in pratica vuol dire consumare dove si produce: basta con le mele cinesi, i pomodori olandesi, le acciughe marocchine.

I mercati e gli spacci contadini come il nostro sono una buona opportunità perchè rispettano i principi di naturalità, di produzione locale di equità e trasparenza.

1) Naturalità dei prodotti Il concetto di naturalità è qualcosa che va al di la delle certificazioni: è qualcosa che ha radici nelle tradizioni. Naturale è un processo produttivo “integrato” che tiene conto non solo degli aspetti economici ma anche ad esempio dei consumi energetici, dell’ambiente, degli scarti di produzione, delle culture territoriali, della gratificazione degli addetti.

2)Cibi Locali I produttori per rappresentare al meglio il territorio devono provenire da comunità omogenee. Ecco allora che l’applicazione Km 0 diventa lo strumento per mettere in pratica questi concetti.

3)Equità dei prezzi e trasparenza La trasparenza è la condizione essenziale di partenza per arrivare all’equità. Maggiore è l’informazione data al consumatore , maggiore sarà l’equità. Nei mercati contadini i prodotti si animano e prendono voce direttamente attraverso i produttori.

 

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